Luino, Maccagno, Porto Val Travaglia
WATER IS ALIVE
2014




Il concorso ha posto una serie di problematiche e aspetti tematici correlati tra loro.
E’ stato il filo rosso della sostenibilità e reversibilità delle azioni sull’ecosistema, che ci è stato affidato da preservare e ora, purtroppo, da ‘ripristinare’. Il percorso si potrebbe così sintetizzare: dall’acqua al paesaggio; dal ciclo integrato alla sostenibilità paesaggistica.
Temi complessi e articolati, affrontabili solo in una programmazione temporale a medio e lungo termine.
Si è stabilito pertanto di individuare un nucleo di scelte che rendessero fattibile la riqualificazione del depuratore di Luino-Germignaga e della rete dei collettori con le stazioni di pompaggio , nel rispetto della spesa indicata nel bando. Le implementazioni sia impiantistiche, che gli ulteriori interventi di riqualificazione di carattere architettonico e paesaggistico, dovranno rientrare in piani di investimento di medio e lungo periodo, facendo confluire energie sia pubbliche che private.
Nella ristrutturazione del depuratore di Luino-Germignaga emerge che la gestione integrata delle acque non si ferma alla depurazione delle acque reflue: un risanamento efficace non può prescindere dall’esigenza di conservare e ripristinare la qualità dell’ecosistema dei corpi recettori, in particolare degli ambienti fluviali e lacuali; il passo successivo alla depurazione è dunque quello di coniugare quest’aspetto con le esigenze di ripristino e conservazione degli habitat. In tale ottica riveste particolare rilevanza la riproposizione di aree originariamente zone umide nell’ambito del ciclo depurativo e di creazione di un ecosistema compatibile e fruibile dai cittadini.
PROGETTO ARCHITETTONICO
L’approccio al tema : inserimento paesaggistico e qualità architettonica
Le scelte adottate sono state ispirate dall'obbiettivo di conferire dignità architettonica alla presenza degli impianti, senza porsi come criterio esclusivo la loro “mitigazione”. (obbiettivo che presuppone una negatività)
L'analisi percettiva dei volumi tecnici, si fonde con lo studio specifico dell'architettura proposta, esibita quale presenza di impianti nella loro funzione di servizio per la collettività e pertanto parte dello scenario quotidiano dei residenti. L’approccio architettonico è volto a racchiudere gli impianti in semplici volumi strettamente correlati agli ingombri impiantistici. L’omogeneità dei trattamenti superficiali e l’utilizzo di materiali economici si coniuga con le valenze espressive per il rapporto con la luce, le opalescenze e le riflessione di superfici lisce, la scelta del colore adottati per le superfici dei corpi bassi. Semplici accorgimenti che nelle intenzioni di chi scrive dovranno far percepire l’obbiettivo progettuale di ottenere un ‘sobrio’controllo delle forme.
Il progetto si concentra pertanto sulla qualità dell’architettura dell’impianto, svolgendo all’interno di tale ricerca la valutazione dell’inserimento paesaggistico, senza pertanto ricorrere all’aggiunta di sistemi di pura mitigazione. Occorre sottolineare che lo studio si pone in una ottica di costi benefici che ha portato ad adottare soluzioni funzionali alla necessità di controllo dell’impatto visivo, degli odori, dei rumori e di protezione delle strutture al fine dell’abbattimento, nel tempo, dei costi di manutenzione.
Un insieme coordinato di elementi ripetibili
La proposta progettuale individua e sviluppa un lessico composto da soluzioni architettoniche accompagnate da scelte materiche, adottabili nel restyling e nella edificazione degli impianti di depurazione non solo oggetto di concorso, pertanto riproponibili in altri casi.
Tale ricerca di elementi ripetibili è stata di fatto esplicitata nello studio del depuratore di Luino. Anche i temi sviluppati per il riuso contengono elementi di quel lessico comune che dovrà costituire il layout di ogni impianto ( si veda ad esempio la facciata del museo dell’acqua a Porto val Travaglia)
Origine del lessico progettuale
Il tema dell'acqua è stato l'ispiratore di molte scelte architettoniche e soprattutto materiche. Nel depuratore di Luino i volumi che si sviluppano a determinate altezze sono stati rivestiti da materiali opalini di diversa natura. Le strutture murarie e l'impiantistica esterna viene schermata da pannelli di policarbonato, mentre l'edificio per uffici e servizi presenta una doppia parete di elementi di vetro U-glass. late di alluminio, di colori variabili a secondo del contesto e dell’individuazione degli impianti .
Tali rivestimenti sono funzionali alla protezione e pertanto conservare nel tempo, delle superfici in calcestruzzo. La ‘quota parte’ di valore eccedente la semplice protezione, riguarda invece le
Gli impianti dai volumi di ridotta altezza ( 3/4m) in struttura di c.a. vengono rivestiti da lamiere ondu considerazioni legate alla veste da dare a tali impianti tecnologici ovvero lo studio dell’inserimento ambientale.
Le superfici lisce di policarbonato alveolare nelle parti alte dei volumi tecnici, con il loro gioco dei riflessi e delle opalescenze, i colori variabili nelle tonalità dal bianco al verde acqua, la parziale dissolvenza nelle ore diurne, la percezione di nastri luminosi nelle ore notturne, mediante mirate retroilluminazioni assumono un ruolo determinante nella percezione visiva degli involucri architettonici nel paesaggio. Tale materiale ha raggiunto livelli di ricerca cromatica e di qualità di durata tali da essere stato adottato in questi anni, in architetture, non solo industriali ma anche pubbliche di particolare pregio.
L’acqua depurata, soggetto della ‘produzione’ di tali impianti, viene esibita come risultato del ciclo di depurazione, nell’ultimo step di trattamento e riproposta con scelte di carattere architettonico in alcune situazioni specifiche mediante semplici specchi d'acqua o lame verticali ( vedi ingresso depuratore di Luino e la parte esterna del recupero del depuratore di Porto val Travaglia)
Il depuratore di Luino
Il progetto sviluppa quanto accennato in precedenza: conferire dignità architettonica facendo coincidere ricerca architettonica e mitigazione della presenza dell’infrastruttura nel paesaggio della piana di Voldomino.
1- Particolarità dovuta al sito
Costruito in una piana alluvionale occupata fino alla prima metà del ‘900 da un ambiente acquitrinoso, presenta un elevato livello di falda. Per tale motivo le strutture sono fuori terra, caratterizzando la presenza volumetrica dell’impianto attuale e di quello sviluppato nel progetto.
Merita un appunto la richiesta di compatibilità ambientale indicata nel punto 3 del bando. La collocazione scelta appare impropria per le caratteristiche geologiche dell’area e per aver contribuito a degradare una zona umida di particolare pregio ed estensione originaria. Premesso ciò, la proposta progettuale si inserisce nel perimetro dell’area già delimitata senza invadere altro suolo. Risolve i problemi di dispersione nell’aria di odori e rumori mediante la chiusura degli impianti in involucri chiusi; paesaggisticamente adotta artifici e scelte formali e materiche, in grado di mitigarne la percezione visiva.
2 -Elementi del progetto:
2a -Il perimetro e il punto di accesso
In questa situazione di volumi fuori terra di discreta altezza, la recinzione media l’impatto volumetrico mediante un espediente prospettico dato dalla creazione di un piano inclinato inerbito.
Tale declivio cela la vista delle strade interne e di ogni elemento impiantistico o prosaico che caratterizza gli impianti industriali in genere, facendo emergere solamente la parte puramente ‘architettonica’ del complesso di depurazione. Il rilevato costituisce al contempo una barriera di protezione all’area da eventuali esondazioni. Lungo la cancellata di ingresso verranno predisposte paratie a posizionamento manuale o meccanizzato, a chiusura totale del perimetro.
La muratura di contenimento del declivio è costituita da gabbionate , mentre la recinzione metallica posta superiormente, sarà una semplice rete plastificata di uso comune, visivamente di debole percezione.
Nel caso di richiesta di maggior necessità di schermatura, la recinzione potrebbe integrare, dei sistemi di verde verticale. Qui non inseriti in quanto non ritenuti necessari. Si ritiene invece di proporre la messa a dimora d piante di alto fusto a formare quinte verdi, in alcune aree esterne all’impianto, nell’ambito della creazione di un parco che comprenda sistemi di fitodepurazione forestale (SFF) .
2b - La palazzina uffici e servizi
L’ingresso presenta la palazzina uffici e servizi , edificio che riveste un ruolo di ‘mediazione’ tra l’impianto e lo spazio pubblico esterno.
Di forma ellittica, si apre nella parte inferiore creando la zona di ingresso. E’ l’unica apertura (che consente inoltre dagli uffici il controllo e la gestione dei mezzi in entrata), di un volume volutamente privo di finestre ed elementi sporgenti. Una sorta di aura di astrazione accompagna l’intero progetto, volutamente semplificato. La superficie formata da doppia parete di vetro di u-glass per garantire valori adeguati di isolamento termico, offre una luminosità diffusa agli spazi, escludendo pertanto la necessità di aprire finestre. Alcuni moduli di vetro potranno comunque essere apribili per sopperire a guasti dell’impianto di condizionamento e per garantire ventilazione nelle stagioni temperate senza l’utilizzo degli impianti di climatizzazione.
Al piano terra l’atrio, l’ufficio con la sala di controllo, i servizi per il personale e l’officina per le manutenzioni.
Al piano superiore l’aula didattica predisposta per le conferenze didattiche, con gli annessi servizi.
In copertura il verde pensile mitigherà dalle alture la percezione delle superfici. Soluzione analogamente adottata su tutte le superfici orizzontali dell’intero complesso. Gli impianti di climatizzazione dell’edificio saranno integrati nel limitrofo volume dei pre-trattamenti e pertanto celati alla vista, conservando quella astrazione percettiva dell’edificio.
Tutte le parti impiantistiche del depuratore, che siano vasche e strutture in cemento armato o impianti a vista sostenuti da tralicci metallici, presentano involucri distinti in due categorie: superfici traslucide e superfici opache. Sostanzialmente gli edifici più alti e di forma circolare, sono rivestiti con lastre alveolari di policarbonato, mentre per i corpi bassi ( ad es. le vasche di sedimentazione) sono state adottate lamiere ondulate. Di seguito si descriveranno in modo sintetico le scelte effettuate.
2c - Struttura e involucro degli impianti .
L’architettura che da veste agli involucri degli impianti si distingue per l’altezza e le caratteristiche dei medesimi. Edifici come quello che ospita i macchinari per il pretrattamento ha necessitato di una struttura metallica che ne chiudesse interamente l’ingombro volumetrico, analogamente l’involucro di mascheramento e protezione dell’impianto di filtrazione. Altre parti (soprattutto vasche e serbatoi di varia funzione e forma che presentano struttura di calcestruzzo armato) posseggono struttura propria e pertanto l’architettura in progetto ha provveduto unicamente al loro rivestimento.
L’edificio dei pretrattamenti presenta un rivestimento di policarbonato opalescente che ne caratterizza l’intero fronte nord. Fa eccezione la parte bassa sporgente, rivolta verso la strada di servizio interna, dove si sono collocati i portoni di accesso degli automezzi. La superficie dell’involucro è in alluminio ondulato con eventuali parti microforate laddove necessità di’illuminazione integrativa a quella che proviene dalle pareti del corpo superiore, rivestito in policarbonato. I rivestimenti non giungono sino a terra, ma una fascia bassa costituisce una zoccolatura con superiori caratteristiche di resistenza agli urti. A tale fascia si accompagna un guard rail costituito da un tubo di acciaio zincato di adeguato diametro, necessario a prevenire i danni causati da urti accidentali da parte di automezzi. Tali elementi, unitamente ad una semplice fascia perimetrale di pavimentazione in cemento che contorna i volumi, caratterizzano la percezione dell’attacco a terra degli edifici.
La zona umida e le schermature vegetali
Il percorso didattico
La riqualificazione dell’area del depuratore di Porto Val Travaglia
A seguito di verifiche tecniche dall’esito negativo, sulla possibilità di un riutilizzo del depuratore nell’ambito del sistema idraulico in progetto, l’impianto viene abbandonato.
Considerate inoltre le caratteristiche del sito, si ritiene che soltanto interventi concepiti all’interno di un articolato programma che coinvolga l’area del depuratore e il contesto, possano avere un riscontro positivo.
La situazione attuale, con la disponibilità economica dichiarata nel bando, non permette interventi che possano garantire un effettivo riscontro per il riutilizzo dell’immobile.
L’area risulta nascosta dal il rilevato ferroviario e compromessa dalla presenza della piattaforma ecologica e dall’attività della cava non ancora dismessa.
La soluzione illustrata si pone pertanto, necessariamente al di fuori del limite finanziario stabilito, in una visione programmatica di estesa riqualificazione che coinvolge la sponda lacuale e l’area della cava .
Ad una analisi delle caratteristiche del sito ci si accorge delle sue interessanti potenzialità.
La sponda presenta una striscia di spiaggia molto estesa e di particolare pregio ambientale. La presenza del punto di ristoro con l’annesso posteggio e dell’edificio in disuso di servizi per la balneazione e la navigazione da diporto, offrono strutture necessarie per un reale utilizzo e conseguente riqualificazione della riva. Il depuratore nell’ipotesi progettuale illustrata, diviene polo culturale , centro didattico dedicato allo studio dell’acqua nelle varie declinazioni scientifiche, tecniche e storiche. Esistono in Italia e soprattutto in paesi della comunità europea, esempi molto interessanti a cui ispirarsi.
Il recupero ambientale della cava di Trigo potrà essere l’occasione per la creazione di un parco gestito nell’ambito di una riqualificazione complessiva di cui verrà a fra parte. In tale area potrà essere ricollocata la piattaforma ecologica .
Le sinergie che si potrebbero creare tra vari enti pubblici e l’iniziativa privata, nella riqualificazione della sponda e della cava con al centro il polo culturale, potranno essere occasione reale di riutilizzo dell’impianto e della area in cui è collocato.
Gli elementi del progetto
1 - Il museo- implementazione della struttura esistente
Alla struttura esistente viene addossato un emiciclo che ne ridefinisce sostanzialmente la forma esterna.
Dopo ponderate analisi sulle strutture esistenti, si è verificata la possibilità di abbassare Il piano di calpestio mediante la realizzazione di alcuni varchi nelle pareti delle vasche, lasciando pressoché intatte le rimanenti strutture.
La forma circolare del volume addossato, richiama le strutture impiantistiche dei depuratori, mentre la ‘pelle’ traslucida di u glass fa parte del nuovo lessico comune, fornito dalla scelta dei materiali da adottare insieme al policarbonato per il rivestimento di parti di edifici e strutture tecniche.
Il tema ispiratore delle scelte progettuali si evidenzia nel gioco di riflessi e trasparenze date dal velo d’acqua sulla parete e dallo specchio lungo il perimetro semicircolare.
Il volume aggiunto crea la zona di ingresso e la sala di conferenze e proiezioni. Le vasche riempite sino alla quota idonea di calpestio, divengono le sale espositive creando un percorso museale. Ipotesi di museo-centro didattico multimediale con pareti e velari d’acqua sui quali poter effettuare proiezioni. Così come i pavimenti possono essere oggetto di effetti di semplici proiezioni, o divenire elementi iterattivi.
In copertura la quinta di verde che circonda l’area, viene riflessa in un gioco di specchi d’acqua e aiuole, dove troveranno dimora le piante utilizzate per la fitodepurazione. Pertanto un giardino didattico inserito in un suggestivo studio paesaggistico.
2 - La sistemazione spondale
Studio sinteticamente accennato , utile a mettere in evidenza le potenzialità paesaggistiche del tratto di costa. Il leggero promontorio che scavalca il torrente, è un interessante punto panoramico sullo scenario del lago e delle montagne italo svizzere che da qui si possono ammirare.
Il progetto riduce la presenza della vegetazione verticale e introduce una estesa aree di sosta.
Si ipotizza una superficie in deck piegata come un origami che si adagia sul suolo e le cui pieghe fungono da estese sedute. Una sorta di solarium panoramico, collegato con un percorso alla riva. Il ristorante e il riutilizzo della struttura di servizi alla nautica al termine del tratto a nord, possono divenire le attrezzature a disposizione per la valorizzazione turistico ludica di questo pregiato tratto di costa.
Il recupero ambientale del depuratore di Maccagno
Si è voluto che il paesaggio intorno all’impianto riprendesse il sopravvento lasciando una parziale memoria dell’insediamento tecnologico. Rimossa ogni presenza verticale, le vasche sono state riempite quasi sino all’orlo da ghiaia a creare degli specchi d’acqua alimentati a ciclo continuo dal torrente. Il terreno è stato livellato alla quota sommitale delle vasche e creato un terrazzamento verso la riva del torrente con un camminamento che conduce alla quota del suo greto. A nord l’area è stata delimitata da una siepe a cui si addossa una pergola nel tratto terminale. Tale cortina racchiude lo spazio di pertinenza di quest’area e cela la vista dell’isola ecologica. Semplici prati e percorsi di calcestre e ghiaietto, definiscono le superfici. Il percorso di attraversamento che separa le vasche rettangolari e conduce a quella circolare è stato rialzato collocando una esile passerella leggermente sospesa su tali manufatti .
Si è voluto creare un percorso di attraversamento che si congiunge alla sponda opposta del torrente mediante un ponticello tibetano pedonale, tenuto da cavi. Tale collegamento permetterà di raggiungere il nuovo punto di sosta da entrambi i lati del torrente . Gli escursionisti di queste vallate potranno utilizzare l’area quale zona di sosta.
Caratteristiche del progetto, utilizzo e fasi di sviluppo
Il progetto prevede un intervento base implementabile nel tempo in funzione di possibili utilizzi ludico sportivi.
L’area è fuori dagli attuali flussi pedonali . Motivare persone a raggiungere questo luogo, può implicare una serie di valutazioni sull’opportunità di arricchire la dotazione ‘base’.
In prima istanza la struttura del progetto che si dovrà realizzare concepisce il luogo quale area di sosta immersa nel verde e caratterizzata dalla presenza del torrente. Per tale motivo è stata ridotta la vegetazione spondale per permetterne la vista. La creazione di un limitato terrapieno sorretto da gabbionate crea un percorso di accesso al greto, mentre lungo il fronte sud delle vasche, la creazione di piani di seduta in listellature di legno supportate da strutture metalliche ancorate alle murature delle vasche, crea luoghi di sosta per chi si volesse sofferma a riposare in un luogo tranquillo, racchiuso da quinte verdi sia naturali che artificiali, caratterizzato dalla presenza dell’acqua in un gioco di riflessi (dato dagli specchi d’acqua dell’impianto di depurazione) e dal suono proveniente dal torrente.
Perimetralmente un luogo ombreggiato è fornito dalla pergola attrezzata da sedute.
Le vasche inghiaiate e interamente riempite d’acqua sino a sfiorare le murature dissolvendone lo spessore murario, sono attraversate da un ponte teso sopra di esse , caratterizzato da dettagli minimalisti. L’insieme degli elementi che compongono la scena sono stati pensati per creare un luogo di ‘raccoglimento’ la cui esistenza è impensabile e sorprendente per chi non fosse a conoscenza della presenza del depuratore.
Luogo che si potrà trasformare mediante l’inserimento di elementi di attrazione che potrebbero favorirne l’utilizzo.
Alcuni esempi:
area pic-nic: attrezzando la pergola con tavoli e panche e un barbecue
area gioco: disponendo giochi per i bambini lungo il perimetro e all’interno delle vasche d’acqua
bulder: pareti d’arrampicata da disporre sul perimetro in corrispondenza della siepe
A corredo dell’ipotesi progettuale l’area sarà dotata di tabelloni didattici sul depuratore e sul ciclo dell’acqua, mentre a valle, nel punto iniziale di restringimento si potrà predisporre una cancellata per la preservazione del luogo nelle ore di chiusura della discarica quando viene a mancare la sorveglianza.
Collegamento tra le aree di progetto e il contesto
La creazione di nuove tratte di collettori, ha generato l'aspettativa di cogliere l'opportunità di trasformare l’onere dei lavori di ripristino del suolo, in una occasione di realizzazione di percorsi ciclo pedonali. Tale fatto si scontra però con la difficoltà di ottenere una continuità effettiva di tali percorsi per diverse situazioni dovute a restringimenti della sezione stradale e delle banchine, necessità di utilizzo di lembi di proprietà privata.
Se si esclude Luino, allo stato attuale non esistono progetti di collegamento ciclo pedonale lungo le sponde.
Gli unici studi e opere finanziate o in fase di finanziamento riguardano tratte nell’entro terra che comunque non interessano i nostri siti.
Il progetto valuta , per ogni area di intervento, l'effettiva possibilità di correlazione con il contesto mediante mirati percorsi e la possibilità di un interscambio, tra trasporto fluviale, e ferroviario con percorsi ciclabili. A livello progettuale si può ipotizzare la progettazioni di elementi identificativi del percorso (pavimentazioni, segnaletica, ringhiere, elementi di protezione, sistemi di illuminazioni,…) che si potrebbero riproporre sulla falsariga del metodo adottato per le aree di depurazione. Luino- Esiste un progetto finanziato di rete ciclabile nel quale risulta possibile inserire l'area del depuratore. La pista ciclabile collega, stazione lacuale ,ferrovia, area del depuratore. Il bike sharing previsto , permetterà la visita dell'area con tale mezzo di locomozione.
La sistemazione dell'area esterna del depuratore con la creazione della zona umida e la visita didattica all’impianto, introducono elementi di interesse che potrebbero estendersi se si programmasse una più ampia valorizzazione naturalistica della piana di Voldomino ( iniziata con il parco del Margorabbia)e una estensione della rete ciclabile per il collegamento dei nuclei abitati edificati ai suoi margini.
Maccagno- La trasformazione del sito in luogo di sosta, posto lungo percorsi che si potrebbero estendere nella vallata, crea un potenziale flusso ludico sportivo ci cui l'ex depuratore ne costituisce una tappa ( vedi utilizzo del depuratore di Maccagno)
Risulta fattibile la creazione di un percorso che partendo dalla stazione lacuale, collega le aree di verde pubblico poste nella foce del torrente, collega la stazione ferroviaria, attraversa parte dell'abitato e affiancando il torrente conduce sino all'area dell'ex depuratore. Risulta più agevole la creazione del percorso lungo il lato sud del torrente. Soluzione che implica necessariamente la creazione di un ponte di collegamento con l'area posta sul versante opposto.
Come per gli altri siti, la presenza delle stazioni lacuale e ferroviaria possono divenire punti di intersambio con servizio di bike sharing.
Porto val Travaglia
Situazione più complessa per la distanza dal centro del paese e pertanto dalle stazioni dove si genera l’interscambio. Solo nell’ambito di una strategica riqualificazione delle aree del depuratore, della cava e della costa, potrà ipotizzarsi una rete di collegamento che origini dal centro di Porto val Travaglia. Utilizzando alternativamente i due lati della strada, risulta parzialmente fattibile una continuità del percorso, per la presenza di impedimenti fisici irrisolvibili con soluzioni economicamente ordinarie.
Pertanto per tale zona è più realistico ipotizzare l’interscambio su gomma e quindi la creazione in loco di aree attrezzate per la sosta di automezzi nell’ambito della riqualificazione complessiva. A partire da tali punti di sosta si creeranno percorsi pedonali che permetteranno la visita del centro didattico con le aree ludiche della costa e del parco della cava.
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